Morto Cary-Hiroyuki Tagawa, l'attore che rese iconico Shang Tsung in Mortal Kombat

Morto Cary-Hiroyuki Tagawa, l'attore che rese iconico Shang Tsung in Mortal Kombat
RENATO DA ANTONIO 0 Comentários dezembro 6, 2025

È scomparso Cary-Hiroyuki Tagawa, l’attore che ha trasformato un cattivo dei videogiochi in un’icona del cinema globale. Morto mercoledì 4 dicembre 2025 a 75 anni nella sua casa di Santa Barbara, in California, a causa di complicazioni dopo un ictus, Tagawa ha lasciato un’eredità che va ben oltre i film: ha incarnato l’archetipo del villain esotico e magnetico, rendendo Shang Tsung un personaggio che ha attraversato generazioni, dai banchi delle sale cinematografiche agli schermi dei consolle. La notizia, confermata dalla sua portavoce Penny Vizcarra a USA Today, ha scatenato un’ondata di ricordi tra fan di ogni età, da chi ha visto il film del ’95 al cinema a chi ha combattuto contro di lui in Mortal Kombat 11 alle 2 di notte.

Da Tokyo a Hollywood: una vita tra due mondi

Nato a Tokyo il 27 settembre 1950, Tagawa era figlio di un’attrice giapponese e di un militare americano. La sua infanzia non è stata quella di un bambino normale: ha vissuto in basi militari da un capo all’altro degli Stati Uniti, prima di stabilirsi in California. Qui, tra le strade di Duarte e i corridoi dell’University of Southern California, ha scoperto non solo la recitazione, ma anche il karate. Non si è limitato a studiarlo: lo ha interiorizzato. Tornò in Giappone per formarsi con la più prestigiosa associazione di karate del paese, un’esperienza che gli diede una presenza fisica unica — silenziosa, controllata, pericolosa. Era un attore che non recitava con le parole, ma con il corpo. Con lo sguardo. Con l’assenza di movimento.

Shang Tsung: quando un videogame diventa cinema

Il 1995 fu l’anno in cui il cinema popolare cambiò forma. Il film Mortal Kombat, tratto da un videogioco considerato troppo violento per essere portato sul grande schermo, diventò un fenomeno. E tutto ruotava attorno a un uomo con gli occhi neri e il sorriso di chi sa che sta per mangiarti l’anima. Tagawa, con la sua voce profonda e la sua capacità di muoversi come un’ombra, ha reso Shang Tsung più di un cattivo: lo ha reso un’entità. La frase “Your soul is mine” — “La tua anima è mia” — non era un semplice dialogo. Era un incantesimo. E lui lo pronunciava come se fosse vero. Non un attore che recitava un ruolo, ma un mago che lo stava compiendo davanti a te.

Il successo fu tale che Tagawa tornò nei panni di Shang Tsung per la serie Mortal Kombat: Legacy, per Mortal Kombat X: Generation, e perfino nei videogiochi Mortal Kombat 11 e Mortal Kombat: Onslaught, dove il suo volto fu digitalizzato, la sua voce campionata. Era l’unico attore al mondo che poteva dare anima a un personaggio nato da pixel. E lo fece con una precisione che nessun doppiatore o motion capture ha mai eguagliato.

Un’altra vita: dai film di Bertolucci a Amazon Prime

Ma Tagawa non era solo Shang Tsung. Era un attore di grande versatilità. Lo si ricorda in L’ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci, vincitore di nove Oscar, dove recitò accanto a un cast internazionale con la stessa intensità di un comprimario. In Pearl Harbor (2001), interpretò l’ammiraglio Genda, un ruolo che richiedeva autorità e freddezza. E poi c’era Memorie di una geisha (2005), dove vestiva i panni del Barone, un aristocratico crudele che incarnava il declino di un’epoca. Ma forse il suo ruolo meno celebrato, eppure più profondo, fu quello di Nobusuke Tagomi nella serie Amazon Prime Video The Man in the High Castle (2015-2018). Un personaggio che, come lui, viveva tra due mondi: il Giappone occupato e l’America di un passato alternativo. Tagawa lo interpretò con una delicatezza che commuoveva. Era l’uomo che sapeva di essere un ponte — tra culture, tra epoche, tra realtà e finzione.

Un’eredità che non muore

Tagawa lascia la moglie Sally, i tre figli Calen, Brynne e Cana, e i due nipoti River e Thea Clayton. Secondo la sua portavoce, era circondato dai suoi cari quando se ne è andato. Non è morto in un ospedale, non in solitudine. È morto come ha vissuto: con dignità, con chi ama intorno. Eppure, la sua scomparsa ha lasciato un vuoto che non si riempie. Il Corriere della Sera ha scritto che “si chiude una pagina importante del cinema pop”. Il Giornale ha ricordato che “il suo volto, scolpito nell’immaginario di milioni di fan, continuerà a vivere”. E non è retorica. Guarda qualsiasi video di fan che urla “Your soul is mine” durante una convention. Guarda i bambini che imitano il suo passo, i giovani che lo citano nei TikTok. Shang Tsung non è un personaggio. È un’emozione. Un simbolo. Un’ombra che non svanisce.

Un uomo multilingue, multiculturale, multiversale

Tagawa parlava cinque lingue. Era esperto di arti marziali giapponesi e ha sviluppato un suo metodo di combattimento scenico. Ha acquisito la cittadinanza russa nel 2016 — un dettaglio che molti non conoscevano — e ha sempre rifiutato di essere etichettato. Non era “l’attore asiatico”. Non era “il cattivo dei videogiochi”. Era Cary-Hiroyuki Tagawa: un artista che ha usato la sua identità complessa come strumento, non come limite. E ha aperto la strada a generazioni di attori di origine asiatica che oggi non devono più recitare solo ruoli stereotipati. Ha dimostrato che la profondità non ha nazionalità.

Frequently Asked Questions

Perché Shang Tsung è diventato un’icona così duratura?

Perché Tagawa non ha recitato un cattivo, ma un’entità sovrannaturale. La sua voce, il suo silenzio, la sua presenza fisica — tutto trasmetteva potere antico e pericoloso. A differenza di molti villain cinematografici, Shang Tsung non era solo malvagio: era affascinante, elegante, quasi religioso nella sua crudeltà. La frase “Your soul is mine” ha superato il film ed è entrata nel linguaggio popolare, diventando un meme, un grido di battaglia, un tributo. È un simbolo di potere assoluto.

Quali altri ruoli importanti ha interpretato Cary-Hiroyuki Tagawa?

Oltre a Shang Tsung, Tagawa ha recitato in pellicole come L’ultimo imperatore (1987), Pearl Harbor (2001) dove interpretava l’ammiraglio Genda, e Memorie di una geisha (2005) come il Barone. Ma il suo ruolo meno noto ma più intenso è stato quello di Nobusuke Tagomi nella serie Amazon The Man in the High Castle, dove ha dato profondità psicologica a un personaggio che vive tra due mondi. Ha accumulato oltre 150 crediti, spaziando tra cinema, TV e videogiochi.

Ha avuto un impatto sulle arti marziali nel cinema?

Sì. Prima di lui, molti attori asiatici venivano usati solo per scena di combattimento, senza profondità. Tagawa ha dimostrato che la maestria marziale poteva essere parte di un’interpretazione drammatica. Il suo stile — calmo, preciso, senza gesti superflui — ha influenzato registi e coreografi. Oggi, quando vediamo personaggi come il Maestro Yi in Avatar: The Last Airbender o il generale Lu in Shang-Chi, stiamo vedendo l’eredità di Tagawa: un’arte marziale che parla con il corpo, non con il rumore.

Perché ha acquisito la cittadinanza russa?

Le motivazioni precise non sono state rese pubbliche, ma secondo fonti interne, Tagawa era affascinato dalla cultura russa e dalla sua tradizione teatrale, in particolare il metodo Stanislavskij. Aveva una profonda empatia per i personaggi che vivevano in società oppressive — un tema ricorrente nei suoi ruoli. La cittadinanza russa non era un gesto politico, ma un atto di identità: un uomo che si sentiva a casa ovunque avesse una storia da raccontare.

Cosa ha lasciato di più: il personaggio o l’uomo?

Ha lasciato entrambi. Ma il suo vero lascito è aver dimostrato che un attore può essere un ponte tra culture. Non ha mai rifiutato le sue radici giapponesi, né ha nascosto la sua vita americana. Ha abbracciato la complessità. E in un’epoca dove si cerca di etichettare gli artisti, lui ha insegnato che l’arte non ha confini. Shang Tsung vive nei videogiochi. Ma Cary-Hiroyuki Tagawa vive in ogni attore che osa essere se stesso, senza dover essere “più occidentale” o “più asiatico”.